Il cacciatore del nulla
Robe da matti…
Mezzanotte e mezza. Rientro dopo una cena da amici. Buio totale, non c’è neanche un filo di luna. Sulla stradina che termina nella mia fattoria, sulla sinistra, un centinaio di metri prima del mio cancello, è parcheggiata un Audi nera. Spero che sia una coppietta che si è appartata, e non altro. Rallento mentre passo ma vedo che è vuota. Con un po’ di preoccupazione apro il cancello con il telecomando ed appena sono entrato con l’auto nel cortile lo richiudo immediatamente alle mie spalle, senza attendere il tempo automatico impostato.
Entrato in garage vedo nel campo a valle dell’Audi una fioca luce che si muove in direzione dell’auto. Prendo il faro portatile dal Land Rover, quello che mi serve quando ho bisogno di cercare gli animali di notte, potentissimo, e lo punto contro quella luce, accecando chiunque sta dalla altra parte, anche se è a oltre 100 metri da me.
Una voce… “Signor Dino, sto cercando una statua di Giovanni XXIII, dovrebbe essere nella sua proprietà…”
Mi si gela il sangue. Quella voce, che io non riconosco, sa qual è il mio nome. Il motivo che mi dichiara, per il quale si troverebbe li, di notte, nella solitudine che ho attorno, è assurdo. Cosa vuole costui? Sarà da solo o con altri? Con un po’ di paura rimango li, ben visibile in mezzo al cortile, e continuo a puntargli il faro negli occhi.
Lui viene avanti verso la recinzione. Gli urlo: “Come fa a conoscere il mio nome? Non c’è alcuna statua di Giovanni XXIII dentro ai miei pascoli. Cosa vuole veramente qui a quest’ora?”.
“Mi chiamo xxxxx. La conosco di nome perché lavoro con la sua vicina di casa. Sto cercando quella statua perché sto giocando ad un gioco interattivo sullo smartphone. Devo trovarla e distruggerla, appartiene ai miei nemici. Il punto GPS me lo segnala dentro alla sua proprietà. Aspetti che le faccio vedere”.
Mi viene allora in mente che ieri, a mezzogiorno, ho incrociato sempre sulla mia strada una coppia di trentenni. Anche loro stavano cercando quella statua. Li avevo bloccati ed invitati a fare retromarcia, spiegandogli che nei miei terreni non c’è niente di simile.
Intanto lui è arrivato alla recinzione. Attraverso la rete mi mostra il telefono ed il gioco al quale sta partecipando, a quest’ora di notte, nei boschi e campi, tra lupi e cinghiali. È un po’ come il gioco per il quale la scorsa estate la gente impazziva a caccia di Pokemon. C’è veramente la foto di una statua fotografata e ubicata dal autore dello scatto 130 metri da noi, nei miei pascoli. Gli spiego che è un errore assoluto, non c’è niente di tutto ciò.
La mia spiegazione però è così difficile da accettare per chi vive troppo nella realtà virtuale che alla fine, per la sua insistenza, mi ritrovo ad indicare a quella persona come raggiungere quel punto GPS a quest’ora di notte per una via che alla luce di uno smartphone si possa percorrere senza rischiare di farsi male. Lui deve andare in quel punto e fotografare quel che c’è, anche se non c’è niente. Sembra che sia una cosa per lui, e la sua squadra, di vitale importanza.
Vengo qui al PC mentre lui con la sua tenue luce inizia ad inerpicarsi per i miei pascoli alla ricerca della statua che non c’è. Spero almeno che faccia qualcosa, dopo che ha fotografato il nulla, perché nessun’altro si presenti qui per lo stesso motivo. Non vorrei mai che nei prossimi giorni qualcuno alla ricerca di quella statua percorrendo una via diversa si ritrovi distrutto, sul serio e non virtualmente, dai miei cani…
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